Mostra – NELL’ULTIMO UMORE HA LA TERRA

Dal 10 al 18 ottobre

Dal 10 al 18 ottobre 2020
Sale Agello
Museo Civico di Crema e del Cremasco

NELL’ULTIMO UMORE HA LA TERRA

Inaugurazione venerdì 9 ottobre 2020 ore 18

Una doppia personale di Gaia Bellini (1996) e Ludovico Colombo (1998), nell’ambito di #ccsacontemporaneo progetto dell’Assessorato alla cultura del Comune di Crema, alla terza edizione nel 2020, nato per dare spazio alla ricerca artistica e avvicinare il pubblico agli artisti emergenti.

Entrambi gli artisti lavorano con modalità differenti ma consonanti su aspetti legati alla sacralità, ai luoghi/non luoghi, al collegamento tra realtà esteriore e paesaggio interiore. L’opera di Gaia Bellini, con tele pittoriche di grande e media dimensione, si concentra sulla bellezza dell’impermanenza, facendo vibrare i supporti con l’uso di colore naturale e stampa botanica. Il progetto di Ludovico Colombo unisce disegni a grafite su carta ad opere scultoree che indagano il limite tra immenso e minuscolo, il rapporto con il paesaggio e l’interiore.  L’osservazione per l’elemento naturale anche per Colombo è centrale come per Bellini, gli artisti portano a differenti risultati questa riflessione che in un dialogo in doppia personale può esaltare le caratteristiche e peculiarità della ricerca di entrambi.

Il titolo della mostra è tratto dalla poesia Metamorfosi nell’urna del santo di Salvatore Quasimodo, scelta per ricondurre al pensiero che sottende all’intento espositivo: ricondurre a un rapporto più diretto la relazione uomo-natura, alla base dell’impegno di entrambi gli artisti.

 

Gaia Bellini (Bardolino – VR, 1996)
Le Sindoni vegetali
Attraverso la ricerca del colore naturale e della stampa botanica le Sindoni vegetali tendono alla definizione di una dimensione di sacralità utopica, potente nella delicatezza del nuovo immaginario che crea, senza specifici punti di riferimento visivi.
Sindoni di un mondo vegetale, stampe naturali di semi che hanno riposato nella tela per nove mesi e colori vegetali che vanno mutando con il tempo e con la luce e chiedono allo spettatore una catarsi di sensazioni. L’uomo si confronta con la natura in continuo mutamento in un luogo stabile e definito come quello del museo.

Le opere tracciano un dialogo tra natura e luogo costruito, ponendo come elemento di compensazione la bellezza dell’impermanenza e l’accettazione del moto in divenire dell’universo.

Ludovico Colombo (Treviglio – CR, 1998)
LOOK AT THE SUNFLOWER, he said, there was a dead gray shadow against the sky…
Il primo nucleo di progetto espositivo si ispira alla poesia di Allen Ginsberg estremamente figurativa, basata sulla capacità delle parole scritte di generare forti immagini nella nostra mente.Ciò di cui parla Ginsberg nella maggioranza delle sue poesia è l’andare in profondità nelle cose che ci circondano.

Estroflessione mentale verso il paesaggio e ciò che accade in esso. Spesso le sue poesie sono cariche di una critica verso la ragione ultra razionale dell’uomo, in particolare dell’america degli anni Settanta.
Nelle opere esposte si cerca un rapporto simile con il paesaggio, sia nel micro che nel macro. Nei disegni emergono porzioni di territorio inesistenti, vedute interne e dimensioni che portano l’occhio a un continuo avvicinarsi e allontanarsi dal foglio.
Non esiste un singolo ed effettivo punto di vista per chi osserva. Le forme scultoree esposte, non di immediata lettura, rimandano alcune a vallate sospese, altre a piccole grotte votive. Approfondiscono la necessità di trovare un ponte fra una idea solida di paesaggio e un’immagine più lontana da esso, concepire oltre la vista, più sentire che vedere.

Orari sabato-domenica 10-12 e 16-19 e su appuntamento

 

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