La ceramica a vernice nera e la romanizzazione dell’Italia settentrionale

22-10-2019

Ai nuovi allestimenti del 2019 si aggiunge quello della Vetrina 9. Il ripiano, originariamente destinato al corredo della tomba celtica rinvenuta a Sergnano nel 2010 e successivamente ricoverato a Soncino, ospita ora reperti di ceramica a vernice nera cronologicamente inquadrabili tra il II-I sec. a.C.
La ceramica a vernice nera rientra nella produzione fine da mensa e si caratterizza per un rivestimento nero che mostra tonalità diverse a seconda delle tecniche utilizzate e dall’area di produzione; lo stesso vale per l’impasto ceramico in base all’argilla impiegata. Tale produzione comprende forme chiuse quali bottiglie, brocche, bicchieri e forme aperte come patere e coppe. Fu utilizzata in tutto il bacino del Mediterraneo tra il V-IV sec. a.C. e il I sec. a.C., quando andò ad esaurirsi salvo alcuni attardamenti regionali sino al I sec. d.C.
Le prime attestazioni di ceramica a vernice nera in Lombardia risalgono tra la fine del IV e il III sec. a.C. e mostrano una massiccia concentrazione nel settore sud-orientale; in questa prima fase si tratta di materiali d’importazione di provenienza meridionale e sarà solo nel II sec. a.C. che si assisterà alla nascita di officine locali. Il II sec. a.C., infatti, è un periodo attraversato da importanti trasformazioni sociali, economiche e politiche che coinvolgono tutta l’Italia settentrionale. Il fenomeno più importante è quello della romanizzazione che va ad assumere forme diverse nei territori controllati dai Celti cisalpini in contatto con i Romani, a causa del crescente interesse di quest’ultimi per il nord della Penisola.
L’intento del nuovo allestimento è stato quello di riservare all’interno del percorso espositivo uno spaccato pertinente la romanizzazione nel nord Italia tra il II e il I secolo a.C. In tale contesto, infatti, la ceramica a vernice nera rappresenta una sorta di “fossile guida” circa le tappe della colonizzazione romana, occupando, dunque, un ruolo di primo piano nell’ambito della cultura materiale. La sua produzione andrà a esaurirsi durante la prima età imperiale (augustea-tiberiana) per essere soppiantata da una nuova classe ceramica.